Qualcuno ritiene che l’usanza di inaugurare le festività natalizie friggendo le pettole il giorno di Santa Cecilia, abbia rubato il posto all’Immacolata
Le pettole di Santa Cecilia
Da qualche anno il 22 novembre, giorno di Santa Cecilia, Palagiano profuma di pettole, come molti altri comuni della provincia di Taranto.
Oggi questa ricorrenza è molto sentita, e i suoi festeggiamenti durano un’intera giornata.
Infatti, alle prime luci dell’alba i volontari del Comitato della Madonna della Stella preparano una pettolata per i più devoti, accompagnati dalla banda Paisiello.
Invece in serata, i mercatini di Natale organizzati della Proloco allietano le vie principali del paese, naturalmente con le immancabili pettole.
I festeggiamenti di Santa Cecilia danno ufficialmente il via al periodo natalizio: da oggi le luminarie addobbano il paese, e cominciano a comparire alberi e presepi.
Ma come nasce l’usanza di friggere le pettole a Santa Cecilia?
Una tradizione nata con la musica
Santa Cecilia è da sempre la patrona dei musicisti.
Secondo la leggenda, alcuni componenti della banda di Taranto le erano molto devoti; ogni anno il 22 dicembre molto prima dell’alba, questo gruppo di fedelissimi suonava per le strade della città vecchia per celebrarla.
Una notte alcune donne, intente a preparare l’impasto per il pane, sentirono la banda arrivare; non avendo di che sfamare questi umili devoti, poiché il pane non era ancora pronto, si adoperarono alla svelta friggendo pezzettini di pasta lievitata.

Questa storia si perde nella notte dei tempi tra folklore e leggenda, ma negli anni si è trasformata in una delle tradizioni tarantine più vive.
Il digiuno dell’immacolata
Invece molti palagianesi, soprattutto i più anziani, sono ancora legati all’usanza di inaugurare le feste friggendo le pettole il giorno dell’Immacolata anziché Santa Cecilia
Io, con molta simpatia e rispetto per il loro legame con la tradizione, li chiamo integralisti della pettolata
Infatti un tempo, alla vigilia dell’Immacolata, si preparavano pettole di ogni tipo: semplici da intingere nello zucchero o nel miele; oppure ripiene di baccalà, lampascioni, o anche con la ricott’ ashquand (ricotta piccante, n.d.r.).
Insomma, in occasione dell’Immacolata, le nostre nonne davano libero sfogo a tutta la loro fantasia in cucina!
Ma non è tutto! Secondo l’usanza, per fare spazio nello stomaco e accogliere tutte le varietà di pettole, ci si preparava con un digiuno a partire dalla mattina del 7 dicembre.
La signora Eleonora, una simpaticissima nonnina di 100 anni venuta a mancare poco tempo fa, una volta mi ha raccontato una storia.
In tempi di guerra, un soldato palagianese fu catturato dai nemici.
La sua famiglia gli scrisse una lettera chiedendogli se riusciva a mangiare bene nonostante fosse in prigione.
In risposta alle loro preoccupazioni, non potendo scrivere la verità per via della censura, egli confidò:
Non vi preoccupate per me, io qui mangio come i palagianesi la vigilia dell’Immacolata
Così i parenti capirono che quel povero soldato era praticamente a digiuno.
L’usanza che Santa Cecilia ha “rubato” all’Immacolata
L’usanza di inaugurare le festività natalizie friggendo le pettole nel giorno di Santa Cecilia, ha quindi “rubato” il primato all’Immacolata.
Questa consuetudine si è diffusa a Palagiano soltanto negli ultimi anni, e non c’è dubbio che l’abbiamo importata dalla vicina Taranto.
Questo grazie anche alle iniziative sempre più numerose e coinvolgenti organizzate delle nostre associazioni, desiderose di aumentare i momenti di socialità e condivisione.
Il passato dei nostri nonni è fatto di miseria e guerra, e anche noi abbiamo trascorso l’ultimo Natale prigionieri delle nostre case, separati dai nostri affetti.
Oggi che abbiamo la fortuna di poter stare insieme senza restrizioni, perché dovremmo aspettare altre due settimane per mangiare le pettole in compagnia dei nostri cari?

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Sono una mamma e moglie felice. Ho l’hobby della scrittura e della fotografia e nutro un amore smisurato per la terra in cui sono nata. Attraverso i miei scatti cerco di far innamorare quanta più gente possibile del mio paese.